Ruggiti e pareidolia
Da Wall-E a Mowgli, la controevoluzione della Computer Generated Imagery nella riproduzione della realtà
La pareidolia è quell’illusione che permette di riconoscere volti e figure familiari in oggetti o ambienti assolutamente estranei. Al nostro cervello bastano due cerchi e una linea orizzontale per vederci un volto, e persino un’espressione. Si ritiene che questa caratteristica abbia permesso ai nostri antenati di sopravvivere agli attacchi dei predatori e quindi di portarci avanti nell’evoluzione.
Anche oggi la pareidolia ha un ruolo importante nel nostro immaginario visivo: una delle tante prove che il nostro cervello “voglia vedere” volti anche dove non ci sono è la diffusione delle emoticons. Quelle di adesso sono elaborate e colorate, ma non bisogna dimenticare che nascono dalla combinazione di parentesi e punti, lette girando la testa di 90 gradi!
Se anche le emoticons più arrabbiate ci sembrano comunque innocue – anzi, quelle veramente furenti ci strappano persino un sorriso – lo dobbiamo al fatto che sono così stilizzate da tenersi lontane dalla cosiddetta uncanny valley.
La uncanny valley, dalla robotica giapponese a Hollywood
La uncanny valley è stata teorizzata nel 1970 dallo studioso di robotica Masahiro Mori e mette in relazione il grado di “umanità” dei robot antropomorfi con la sensazione di piacevolezza che proviamo di fronte a loro. Se mettiamo sulle ascisse la somiglianza con l’uomo, da nessuna a totale, e sulle ordinate il senso di familiarità, notiamo che quest’ultima sale all’aumentare della somiglianza, per poi crollare quando raggiungiamo un livello che è alto ma non altissimo. Nella valle dello sconcerto, del brivido, cadono il cadavere e lo zombi, la mano artificiale e le marionette bunraku. È il punto in cui il nostro cervello riconosce una familiarità strana, ambigua, fastidiosa. Al successivo crescere della somiglianza, e quindi raggiungendo il valore massimo, il robot è indistinguibile dall’umano sano, e quindi l’illusione (l’inganno) fa tornare in alto la familiarità.![[cml_media_alt id='3490']Erica, la “più bella e intelligente androide mai creata” (Osaka University’s Intelligent Robotics Laboratory)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/erica-digital.jpg)
Erica, la “più bella e intelligente androide mai creata” (Osaka University’s Intelligent Robotics Laboratory)
Pareidolia e zuccheriere
Chi si occupa di cinema digitale e dell’evoluzione delle creature realizzate in CGI, conosce bene le insidie di questa affascinante ipotesi nipponica. Grazie alla pareidolia riusciamo ad affezionarci a personaggi virtuali che di umano hanno ben poco, come il robot Wall-E e il suo predecessore meccanico del film anni ’80 Corto Circuito.
![[cml_media_alt id='3489']Wall-E[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/wall-e.jpg)
Wall-E (2008)
![[cml_media_alt id='3491']Corto Circuito (1986)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/corto-circuito-300x200.jpg)
Corto Circuito (1986)
![[cml_media_alt id='3492']Final Fantasy - The Spirits Within (2001)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/final-fantasy-300x169.jpg)
Final Fantasy – The Spirits Within (2001)
![[cml_media_alt id='3493']Polar Express (2004)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/polar-express.jpg)
Polar Express (2004)
L’innovazione tecnologica al servizio della narrazione
Ma se oggi possiamo cominciare ad apprezzare personaggi virtuali senza fastidio è anche grazie agli errori del passato. Film come quelli citati sono stati pionieri, a loro dobbiamo gli investimenti che hanno portato all’evoluzione tecnologica di oggi, sia informatica che umana. Processori più potenti, software più raffinati e digital artists più preparati creano film come Avatar. Qui il problema dell’uncanny valley viene tenuto a bada da scelte come la pelle azzurra o il gigantismo dei personaggi che permette agli spettatori di sospendere l’incredulità. Ma esempi più recenti prendono una strada nuova, più prudente.
![[cml_media_alt id='3494']Babe maialino coraggioso (1995)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/babe-maialino-coraggioso-300x169.jpg)
Babe maialino coraggioso (1995)
Per anni, animali parlanti come Babe hanno camminato sul filo dell’uncanny valley. Finalmente quest’anno è uscito un film in cui il labiale “applicato” su animali più veri del vero, funziona.
![[cml_media_alt id='3495']The Jungle Book (2016)[/cml_media_alt]](http://www.arsetinventio.com/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/jungle-book-300x186.jpg)
The Jungle Book (2016)
O forse ancora – e qui è la novità – perché la produzione ha lasciato che il personaggio principale fosse interpretato da un bambino in carne ed ossa. Per una volta, Disney & co. hanno scelto di resistere alla tentazione di sfoggiare tutta la santabarbara digitale e di lasciare che Mowgli fosse l’unica cosa reale in una giungla più vera del vero, dando alla tecnologia il difficile compito di integrare le riprese con gli elementi CG.
A volte innovare significa fare un passo indietro, magari saltellando sulle note de Lo stretto indispensabile.
Per saperne di più:
- http://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2016/04/the-jungle-book-and-the-uncanny-valley/478767/
- http://abcnews.go.com/Entertainment/video/director-jon-favreau-reveals-secrets-making-jungle-book-38425118
In evidenza, esempi di pareidolia, fonte: Pinterest
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